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"Spegnete sempre le luci", soleva dire Angelo Rizzoli quando faceva il giro degli uffici prima di andarsene a casa, uscendo sempre per ultimo. Era nato povero in canna ed era cresciuto nell'orfanotrofio milanese dei Martinitt, dove aveva conseguito la licenza elementare e imparato il mestiere di tipografo. Fin da bambino sognò di fare fortuna: il riscatto di una vita le cui prospettive non lasciavano certo presagire un futuro così prospero. Oltre a fondare il colosso editoriale che porta il suo nome, Angelo Rizzoli fu produttore cinematografico, investitore immobiliare a Ischia. Morì nel 1970, all'apice del successo e della ricchezza, senza assistere alla fine del suo impero. Oggi, a mente fredda e pacificati con i fatti dolorosi del passato, i due nipoti ricordano il Commenda - come veniva affettuosamente chiamato il nonno Angelo - da una prospettiva rigorosamente privata attraverso uno scambio epistolare. Ripercorrono la loro infanzia dorata e spensierata nella Milano del boom economico, caratterizzata da soggiorni nelle proprietà di famiglia, vacanze sul panfilo Sereno - uno dei più sontuosi che in quegli anni solcavano le acque del Mediterraneo. Raccontano di un nonno Angelo onnipresente che però non dava confidenza, di cui fin da ragazzi ammiravano la personalità, l'intelligenza, il fiuto. Rievocano gli esordi professionali nell'azienda di famiglia, una scelta obbligata per i due eredi destinati a rilevarne un giorno la guida, e di come la vita li ha portati poi a seguire altre strade...